Assunta tra i SS. Bartolomeo e Nicola di Bari

Assunta tra i SS. Bartolomeo e Nicola di Bari Assunta tra i SS. Bartolomeo e Nicola di Bari
Giovanni Barbiani (1566 – 1641),  "Assunta tra i SS. Bartolomeo e Nicola di Bari"
Il dipinto, dal gusto arcaizzante, quasi proto-rinascimentale, è in realtà una preziosa testimonianza della pittura romagnola del tardo Cinquecento, momento storico in cui la cultura figurativa locale veniva influenzata dalle tendenze del manierismo tosco-emiliano da una parte e dai dettami della Controriforma dall'altra.

La grande tela raffigura nella parte superiore la Vergine (insolitamente priva del velo), attorniata da angeli e recante in grembo il Bambin Gesù. Il registro inferiore, separato da una soffice striscia di nubi, reca invece i due santi in adorazione: Bartolomeo, con il coltello per mezzo del quale subì il martirio posato accanto alla gamba, e Nicola, reggente un testo sulla cui rilegatura sono presenti tre sfere dorate, rimando al dono che il santo fece a tre povere fanciulle senza dote. La composizione, schematicamente semplice e diretta, riprende stilisticamente le Assunzioni quattrocentesche e neo-cinquecentesche (si pensi ai famosi esempi giovanili di Raffaello, come la Pala Oddi, o alle Incoronazioni della scuola del Perugino), pur senza eccellere in qualità. Giordano Viroli (Viroli, 1991), l'attribuì al pittore ravennate Giovanni Barbiani (1566 – 1641), capostipite di una delle botteghe pittoriche più attive e longeve della Romagna (gli ultimi esponenti dei Barbiani furono attivi ancora al termine del XVIII secolo), attribuzione generalmente accettata, pur con riserve dal punto di vista della compatibilità stilistica (Ceroni-Viroli, 1994; Gori, 2001). Resta ignota l'originaria collocazione del dipinto che, come ipotizzò Foschi (Foschi, 1977) potrebbe essere una delle numerose opere trasportate dalla Cervia Vecchia e ricollocate all'interno degli edifici di culto della città settecentesca. In seguito all'accorpamento della diocesi cervese a quella ravennate, nel 1908, i due santi vennero parzialmente ridipinti e trasformati in San Paterniano e Sant'Apollinare, per poi riconquistare l'identità originale solo dopo un'operazione di restauro avvenuta alla fine degli anni Ottanta (Viroli, 1991; Ceroni-Viroli, 1994; Gori, 2001)"

 

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